Il Card. Angelo Bagnasco ha aperto a Genova il XXVI Congresso Eucaristico Nazionale. "Intendiamo annunciare che Dio non è lontano - ha detto nell'omelia della Messa di apertura -, che nessuno è orfano in questo angosciato tempo, che non siamo vagabondi senza meta, che la solitudine non è il nostro destino, che l’ingiustizia non è l’ultima parola, perché tutti abbiamo una casa che ci aspetta. Questa casa, più che un luogo, è un cuore, il cuore di Cristo. L’Eucaristia è il sacramento di questo cuore umano e divino".
La messa si è svolta nella centralissima piazza Matteotti, presenti le delegazioni provenienti da tutte le diocesi italiane e migliaia di fedeli. Così, con le sue parole l'Arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha dato voce a una Chiesa che, dall’incontro con Gesù, si fa messaggera di luce e di speranza per tutto il Paese. "Vorremmo che l'Italia si accorgesse - ha aggiunto il porporato - che sta accadendo qualcosa nel suo grembo, qualcosa di vero e di bello che la riguarda da vicino". È una Chiesa, ha proseguito Bagnasco, che si riunisce per “ritrovare una serena ansia apostolica, così da dire ovunque che Gesù è il Signore, senza preferenza di persone e senza equilibrismi di inutile prudenza”; una Chiesa dal “tratto largo e abbondante del braccio, e soprattutto del cuore”; una Chiesa che vive di quella carità che “non ha muscoli da esibire, ma piccole anfore da portare, anfore comunque capaci di dissetare la sete dei poveri nel corpo e nello spirito”. Il presidente della Cei, che il Papa ha nominato suo inviato speciale per questo Congresso, ha rivolto anche un pensiero al Pontefice. Pur non fisicamente presente, "egli è con noi - ha sottolineato - con quell'affetto caldo e paterno che tutto il mondo conosce e ricambia.
A lui rinnoviamo il nostro affetto filiale e la nostra pronta gratitudine". Il cardinale si è soffermato quindi sui tratti di una Chiesa eucaristica. "Non un'organizzazione, ma il Corpo di Cristo". Una Chiesa che dunque annuncia il Vangelo, perché sa vivere in Cristo, ciò che cambia l'orizzonte. Perciò, ha spiegato, "ogni cristiano dovrebbe vivere in modo tale da fare invidia - santa invidia - ad altri che sorpresi, si chiederanno il segreto di questo singolare modo di stare nel mondo, di vivere le cose di tutti, gioie e affanni". Quello che suscita tutto questo è l'Eucaristia. "Lontani da questa fonte, la buona volontà si prosciuga, la perseveranza si allenta, l'entusiasmo degli inizi perde smalto, le delusioni e la stanchezza hanno il sopravvento".
Invece l'Eucaristia, "è l'acqua sorgiva che suscita l'annuncio del Vangelo, perché il mondo sia redento e si sveli a tutti il segreto della gioia". "Negarci alla missione e alla carità significherebbe tradire l'Eucaristia stessa". Non è mancato, infine, nell'omelia di Bagnasco, un riferimento ai terremotati del Centro Italia e il ricordo della colletta nazionale di domenica prossima in tutte le Chiese. "Un segno di solidale condivisione - ha concluso il presidente della Cei - che si aggiunge alla preghiera per quanti sono stati duramente colpiti dal sisma".